Il progetto Sea and You è partito a Gennaio 2023, ma la prima tappa che l’associazione Napulitanata affronterà sarà l’undici Novembre a Granada, per poi approdare in Portogallo il 17 Febbraio. Per l’occasione, abbiamo fatto qualche domanda ad uno dei due fondatori del progetto, Mimmo Matania, manager e musicologo, che assieme al pianista Paquale Cirillo, hanno dato vita alla realtà.
Da dove nasce l’idea di partecipare ad un progetto europeo?
È stato frutto di un incontro con una persona che poi è diventata nostro amico: gli è bastato un solo concerto per capire il potenziale di Napulitanata. Quando ci propose di partecipare al bando, noi non avevamo minimamente idea di quai competenze avere per partecipare ad un progetto di tale portata. Ci siamo fatti aiutare, abbiamo fatto del nostro meglio, ma non credevamo di poter vincere. Eppure è successo.
Cosa rappresenta per voi questa opportunità?
La possibilità di dare a Napulitanata una dimensione internazionale, aspetto che implicitamente già contiene. Siamo in una piccola stanza, a pochi passi dalle nostre case ma in tutte le parti del mondo, come dice il nostro trombettista, Antonio Sacco. Ci consente di avere un rapporto più pacifico con la città, un attimo di respiro. Far conoscere la nostra cultura è quello che vogliamo.
Quali sono i punti di forza che ha Napulitanata per aver vinto un bando europeo?
Credo ci sia stata un’inversione di tendenza: negli anni ’90 tutti cercavamo l’americanata di turno, ora si avverte l’esigenza di qualcosa di autentico, di ritornare alla prossimità, forse uno dei pochi aspetti positivi che ci ha lasciato il Covid: quello di ritornare a scegliere ciò che è nostro. Napulitanata va in questa direzione, dal dettaglio al generale, è proiettata verso il futuro.
Cosa speri apporterà l’esperienza di Sea and You?
Sicuramente ci donerà una rete di conoscenze più ampia, che non si limiti solo al locale. E poi, il progetto europeo ha chiaramente reso la nostra struttura più solida, capace di farci fare scelte manageriali diverse.
Come Napulitanata rimane fedele a sè stessa e alla sua storia senza perdere il suo respiro Europeo?
Quello che facciamo ha in sé già la risposta: cantiamo ‘O sole mio, non Volare o Lasciatemi cantare, che sarebbero più in grado di farci ingraziare dai turisti. Credo che già questo sia un atto di fedeltà. Stiamo provando a concepire un modello di riferimento che parta dalla nostra tradizione e che crei dei ponti con la città di destinazione. Penso a Parigi, a come mi piacerebbe interfacciarmi con realtà universitarie, individuare un periodo di riferimento storico e un filo rosso che lega le due città, per dare vita ad un format sia nel luogo che nello spettacolo stesso. In che modo, quindi, non si tradisce? Con la cultura, con la conoscenza.
Cosa ti aspetti dalla collaborazione con gli altri Paesi? Conosci già le loro realtà musicali?
Mi aspetto di poter allargare ulteriormente le mie vedute, umanamente e lavorativamente parlando. Conoscevo le loro realtà musicali, alla fine Napulitanata si ispira anche a loro, alla loro tradizione.
Cosa può essere fatto di più per tutelare queste realtà e farle riconoscere, conoscere al pubblico?
La realtà politica ed istituzionale italiana, del Sud, è obsoleta. Interfacciarsi con queste è come quando Davide combatte contro Golia: il giovane che si scontra con persone che forse ne sanno meno di te, ma comunque hanno il coltello dalla parte del manico. Bisogna lavorare il doppio, anche solo per parlare con chi di dovere. La nostra è una realtà che non si è mai aspettata niente dall’ente pubblico, forse è questo il nostro punto di forza. Ci sosteniamo con le sole nostre abilità e conoscenze, offrendo un servizio al territorio ampiamente conosciuto dallo stesso, ma poco dalle istituzioni; la Regione Campania, ad esempio, non ci ha ancora conferito il patrocinio morale per questo progetto. Dunque, per rispondere alla domanda, noi ci impegniamo al massimo, lavorando sodo quotidianamente; ora aspettiamo solo di vedere come andrà questa esperienza: di sicuro, per il momento, è stato tutto sorprendente.